venerdì 27 marzo 2009

Rileggiamo Giulia

E ormai Studio Illegale è arrivato alla terza edizione.

Le parole dell'intrigante Duchesne, aka Andrea 'ottimo Endriu' Campi, 'professionista serio che ultimamente non sta troppo bene' ci trascinano in una quotidianità solo apparentemente glamour fatta di Blackberry, kick-off meetings, trasferte luxury a Dubai, e disinvolture professionali di alcuni colleghi ('Io quando vado al board che gli dico? Che c'è la deontologia? Uh, la deontologia, che paura, brrrrrrr'). E dove alla fine di lunghissime giornate restano solo le conversazioni solitarie col muro di casa 'silenzioso e pacifico' e con le foglie ingiallite del bonsai Arturo. Con la crescente consapevolezza di quanto la professione stia sempre più cannibalizzando il privato ('questo articolo l'abbiamo negoziato la sera in cui c'è stata la cena coi compagni di liceo... mi hanno detto che è stata una bella serata... le garanzie le abbiamo concordate una domenica, ho mancato un pranzo dai miei... e via ricordando').

Confesso che alla fine di Studio Illegale, che pure ho letto con piacere, spesso sorridendo alle battute tragicomiche di Endriu, mi è venuta voglia di ritornare a sfogliare un libro di qualche anno fa, Nient'altro che la verità, di Giulia Bongiorno. Siamo ormai abituati a vederla sotto i riflettori in casi di altissimo profilo mediatico, Perugia, Bettarini, Totti etc e, sempre più a ritroso, fino a quello che alcuni hanno definito IL processo del secolo. Il sottotitolo 'Come il processo Andreotti ha cambiato la mia vita' solo in parte anticipa l'impatto di tale incarico: da sconosciuta praticante in uno studio legale palermitano catapultata a soli ventinove anni nel collegio difensivo di Andreotti tra le aule di Roma, Perugia e Palermo.

Lo svolgersi del dibattimento giudiziario si intreccia ad aspetti forse meno noti della vita della Bongiorno: dai giochi d'infanzia con la sorella sotto il tavolo da pranzo mentre la televisione scandisce il cognome 'Andreotti' con la stessa insistenza di 'dash' o 'guerra', alle sue performances di pallacanestro come playmaker ai cappuccini ordinati tiepidi per risparmare tempo. Ma soprattutto, e sopra tutto, una passione giuridica totalizzante, ben oltre il rigore metodologico o lo zelo professionale. Anzi, forse la potremmo chiamare, semplicemente, Passione.

'Leggere gli atti di un faldone è come conoscere una persona. La prima lettura spesso è ingannevole come il primo incontro. Una persona può sembrare interessante soltanto perchè è brillante, così come un foglio può sembrare pieno di notizie utili solo perchè contiene molti dati. Ma conoscendo meglio persone e fogli ci si accorge che la prima impressione rischia di essere fuorviante'. Bisogna sempre leggere una seconda volta, con più attenzione, suggerisce la Bongiorno, e poi una terza, e una quarta, sempre più approfonditamente, via via fino ad arrivare alla quinta lettura, che permette di cogliere finalmente ciò che è veramente importante.

Rileggiamoci Giulia.

1 commento:

  1. Peccato che anche il mitico Duchesne non è una talpa che condivideva le sue esperienze/disavventure legali in tempo reale, ma un professionista che si è dato al blog dopo aver lasciato il proprio studio..

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