lunedì 30 marzo 2009

Oscar

A winning Welcome to the World to little Oscar!

Lettere da Carlà

Non sono una telespettatrice abituale di 'Che tempo che fa'. Niente contro la trasmissione, semplicemente a quell'ora faccio di solito altro. A parte, ovviamente, le Seratone di Interviste Storiche. Come quella, un po' di tempo fa, a Carlà...

Dopo alcune riflessioni di spessore consone al suo nuovo ruolo istituzionale di Premier Dame, Madame ha gracieusement confidato che quale regalo di compleanno farà a Monsieur le President una lettera. Ma non un biglietto d'auguri qualsiasi, da lei medesima redatto... ci mancherebbe.

Gli donerà invece una di quelle epistole antiquarie oggetto di raccolta da parte di raffinati collezionisti. 'Ce ne sono di argomento storico, artistico, culturale, etceterà...' ha soavemente spiegato a Fazio. E pare che Nicholas sia un grande estimatore del genere.

Da tenere a mente, dunque, nel caso ci si imbattesse in futuro nella complessa incombenza di dover omaggiare qualcuno in occasione di un presidenziale genetliaco, n'est pas?
Alla bisogna, suggerirei di scriverla voi, la lettera, magari su quella risma di carta ingiallita che già da un po' vi intralcia l'ultimo cassetto della scrivania...

Lascio a voi scegliere chi potreste essere... Una Marchesa di Pompadour dallo humour fine come un perlage ('lo champagne è il solo vino che le donne possano bere senza perdere la loro grazia', sosteneva), Talleyrand, Richelieu... Il barone Cambronne?

Siate bibuli!

Walter Winnie e Jole

Sto leggendo, a sprizzi e sprazzi in metro, l'ultima fatica della Litti, 'La Jolanda furiosa'. Anzi, 'la jolanda'. Dove la minuscola ha un suo perchè. Infatti, riflettendo su come chiamare in modo simpatico e non troppo tecnico proprio quelle parti lì - senza scomodare Mc Kinsey, Herr Doktor Grafenberg e company - la Litti se ne esce con un suggerimento per i nostri 'interieur': chiamiamoli 'walter' e 'jolanda'. Che ne dite, non male, neh?

Senza andar tanto lontano, anche gli inglesi già da un po' 'lui' lo chiamano 'willy'. Da non confondersi con Winnie the Pooh, of course.

Basta solo che lei non si infuri, e lui non sia un peso welter.

'Vigilesse' technicolour

Un'iniziativa colorata e divertente di educazione stradale che mi è capitato recentemente di vedere a Recife, Brasile. Delle 'quasi-vigilesse'/'educatrici stradali' (ma anche alcuni boys) sorridenti e dalla 'divisa' sgargiante girano per le strade del centro (la foto qui è vicino al Marco Zero, Praca Rio Branco, a Recife Antigua). Non solo aiutano ad attraversare la strada ma, soprattutto, si rivolgono ai bambini e ai loro genitori se vedono comportamenti no-no, guidare usando il telefonino ecc. Ogni tanto qualche autista o camionista esprime a vivaci colpi di clacson la sua simpatia per le 'vigilesse' technicolour, ma nell'insieme è un'idea carina che sembra stia funzionando.

venerdì 27 marzo 2009

Rileggiamo Giulia

E ormai Studio Illegale è arrivato alla terza edizione.

Le parole dell'intrigante Duchesne, aka Andrea 'ottimo Endriu' Campi, 'professionista serio che ultimamente non sta troppo bene' ci trascinano in una quotidianità solo apparentemente glamour fatta di Blackberry, kick-off meetings, trasferte luxury a Dubai, e disinvolture professionali di alcuni colleghi ('Io quando vado al board che gli dico? Che c'è la deontologia? Uh, la deontologia, che paura, brrrrrrr'). E dove alla fine di lunghissime giornate restano solo le conversazioni solitarie col muro di casa 'silenzioso e pacifico' e con le foglie ingiallite del bonsai Arturo. Con la crescente consapevolezza di quanto la professione stia sempre più cannibalizzando il privato ('questo articolo l'abbiamo negoziato la sera in cui c'è stata la cena coi compagni di liceo... mi hanno detto che è stata una bella serata... le garanzie le abbiamo concordate una domenica, ho mancato un pranzo dai miei... e via ricordando').

Confesso che alla fine di Studio Illegale, che pure ho letto con piacere, spesso sorridendo alle battute tragicomiche di Endriu, mi è venuta voglia di ritornare a sfogliare un libro di qualche anno fa, Nient'altro che la verità, di Giulia Bongiorno. Siamo ormai abituati a vederla sotto i riflettori in casi di altissimo profilo mediatico, Perugia, Bettarini, Totti etc e, sempre più a ritroso, fino a quello che alcuni hanno definito IL processo del secolo. Il sottotitolo 'Come il processo Andreotti ha cambiato la mia vita' solo in parte anticipa l'impatto di tale incarico: da sconosciuta praticante in uno studio legale palermitano catapultata a soli ventinove anni nel collegio difensivo di Andreotti tra le aule di Roma, Perugia e Palermo.

Lo svolgersi del dibattimento giudiziario si intreccia ad aspetti forse meno noti della vita della Bongiorno: dai giochi d'infanzia con la sorella sotto il tavolo da pranzo mentre la televisione scandisce il cognome 'Andreotti' con la stessa insistenza di 'dash' o 'guerra', alle sue performances di pallacanestro come playmaker ai cappuccini ordinati tiepidi per risparmare tempo. Ma soprattutto, e sopra tutto, una passione giuridica totalizzante, ben oltre il rigore metodologico o lo zelo professionale. Anzi, forse la potremmo chiamare, semplicemente, Passione.

'Leggere gli atti di un faldone è come conoscere una persona. La prima lettura spesso è ingannevole come il primo incontro. Una persona può sembrare interessante soltanto perchè è brillante, così come un foglio può sembrare pieno di notizie utili solo perchè contiene molti dati. Ma conoscendo meglio persone e fogli ci si accorge che la prima impressione rischia di essere fuorviante'. Bisogna sempre leggere una seconda volta, con più attenzione, suggerisce la Bongiorno, e poi una terza, e una quarta, sempre più approfonditamente, via via fino ad arrivare alla quinta lettura, che permette di cogliere finalmente ciò che è veramente importante.

Rileggiamoci Giulia.

giovedì 26 marzo 2009

Running Krapfen

'E allora ti muovi?'. Sei e trentacinque di mattina. Il rugbista è già in assetto di guerra. Bisogna andare a correre. I repeat, slowly and painfully: Bi-so-gna an-da-re a C-O-R-R-E-R-E. Mentalmente mi stramaledico per l'ennesima volta. Tutta colpa mia. Quando un amico supersportivo e iperallenato butta lì: 'Fare jogging la mattina presto fa benissimo. Come faccio io', bisogna tacere. Girare la testa dall'altra parte, lasciar cadere il suggerimento nel vuoto con nonchalance. 'Poi stai da dio per tutta la giornata, altro che correre la sera che si è stanchi...' Quel che volete. Ma non abboccate all'amo.

Ormai è tardi, vi siete lasciati scappare un 'Bello!... Dai, domani vengo anch'io'. Non è 'bello'. E' freddissimo e prestissimo. Anche il bar sottocasa è ancora chiuso. 'Ma che ti importa, non vorrai mica prender caffeina prima di allenarti??!?' IO non voglio 'allenarmi'. Volevo solo un caffè come si deve prima di incominciare a correre.

Grandissimo errore. Selezionate molto attentamente i vostri compagni di corsa. Mai e poi mai accettare l'invito di un ex rugbista professionista. Voi non andrete semplicemente a 'correre'... Vi ritroverete a sfidare le intemperie, ad attraversare le pozzanghere più fangose, le salite più irte. Altro che Six Nations. Sempre dietro, arrancanti, sempre più incapaci di darvi una risposta soddisfacente: ma chi me lo fa fare?

E quando, dopo una quarantina di minuti il rugbista si girerà dicendo: 'Oggi devo smettere prima perchè ho un casino di cose da fare prima di andare a lavorare' statevene zitte e buone, non manifestate entusiasmo dicendo cose tipo 'Ma davvero? ma che peccato, proprio adesso che avevo preso il ritmo/che avevo rotto il fiato/che cominciavo a prenderci gusto'...
Rischiate un 'Vero che la mattina presto si corre meglio? Domani stessa ora? Non preoccuparti. Ti citofono io. Ciao'.

Vi avevo avvertiti.

mercoledì 25 marzo 2009

Krapfen 1

'Moto' del giorno: So da dove vengo, non so dove andrò, so che ho fretta

martedì 24 marzo 2009

Bibulous Award


And The Bibulous Award of the Month goes to…

venerdì 20 marzo 2009

Bibulous

Come ‘il conte Max’, sommelier di professione, faceva notare l’altra sera, tra un Pineau des Charentes e un Franciacorta docg, ormai abbiamo quasi perso il nostro archivio della memoria dei profumi. Praticamente si fa attenzione ai profumi solo quando decidiamo di comprarne uno. E anche lì spesso e volentieri sono figuracce: finchè si tratta di superclassici come Chanel 5 o di bombe olfattive indimenticabili come, che so, Angel di Thierry Mugler o di un profumo maschile tipo Fahrenheit , ancora ancora li si riconosce, ma poi?... Già a riconoscere l’odor di mela in assoluto, quando non teniamo fra le mani una bella Golden delicious o una renetta è dura, figuriamoci alla cieca…
Confesso il mio semi-analfabetismo olfattivo quando sento espressioni come ‘note di ginestra’ Concentrandomi, al massimo mi viene in mente che Leopardi la decantava come umile fiore del deserto, ma se mi chiedete di visualizzarne la forma, o, peggio ancora, il profumo: buio totale.
Annusare i vini aiuta a riscoprire parte del nostro patrimonio sensoriale. L’esame olfattivo e retro-olfattivo è ampio e complesso. E il ‘glossario’ enologico nelle sue sfumature lessicali è fonte di infinite scoperte per i neofiti: se al significato di ‘allappante’ ci si arriva abbastanza facilmente, anche sulla scia del suo suono, così schioccante e onomatopeico, molto meno comune è sentir parlare di ‘empireumatico’ e collegarlo all’odor di caramello o alimenti tostati come pane, cacao, ecc. Per non scendere in dotte disquisizioni su cosa Veronelli intendesse per ‘sdrafanico’…
L’odor ‘ala del pettirosso di Taiwan’ o ‘ventre di lepre bagnata che corre nella Borgogna’ probabilmente (anzi, sicuramenteJ) non lo snifferò mai. Ma sono espressioni che mi fanno sognare per il loro afflato poetico. Per non parlare dei molto più prosaici ‘sentore di straccio bagnato e pipì di gatto’… In questa prospettiva, anche fare le pulizie di casa sembra un po’ meno noioso, quasi si facesse un fieldwork di enologia domestica. Come dire … un ‘compitino’ di annuso.

Siate Bibuli!

OFF WE BLOG

Fino a che punto è consuetudine fare una ‘dichiarazione d’intenti’? Anticipare, puntualizzare di che cosa scriverò? Sarà un blog ‘serioso? O forse intimista, autoreferenziale? Technoludico? O magari politicizzato?
- Inizio all’inglese, con un bel Dear All (che mi leggerete e spero scambierete anche qualche commento)
- Mi piacerebbe prometterVi che mi atterrò rigorosamente a due suggerimenti di Wittgenstein:
1) Quello che si può dire si dica chiaramente e
2) Delle cose di cui non si sa parlare, bisogna tacere
Keep it short, keep it simple, keep it cool, direbbero i miei amici inglesi.
Nella pratica, immagino che non sempre riuscirò a essere così sintetica e focalizzata. Ogni tanto lascerò spazio al piacere della scrittura e, soprattutto, agli argomenti che di volta in volta mi incuriosiranno di più. Vi avverto: molte cose tecniche le imparerò strada postando.
Last but not least: spero che diventi un blog accogliente, punzecchiante, giocherellone quanto basta e, soprattutto, bibulous, sempre ‘assetato’ di novità…
I wish you a happy blog. Siate bibuli!
Blog on!
Papinienne